Territori dell'equivalente N.1
OTTOBRE
2015
DOCUMENTI POINTZERO - N.1 - V. ALOVISIO -
vernissage Mostra Alovisio 2015
Noi siamo le api dell’invisibile.
“Nous butinons èperdument le miel du visible, pour l’accumuler dans la grande ruche d’or de l’Invisible”
RILKE, all’amico Von Hulewicz
Una pittura, la mia, che nasce dall’ascolto, dall’attesa, che offre l’opportunità di un incessante germogliare, come un organismo che nasce, riflette, si apre, ricomincia. E si lascia trasportare. All’infinito.
Una pratica del divenire.
Colore che copre colore, che svela colore.
Cancellazione e svelamento sono le condizioni visibili della mia superficie, che chiede di essere RIVELATA, così, nella sua essenza, nell’essere qui.
Traccia e segno dell’istante originario che si manifesta nella luce che tutto avvolge, quella luce che viene prima delle cose.
La superficie diventa così il corpo materiale che restituisce l’incorporeo, trattiene e distilla l’invisibile, sorgente e sostanza del visibile.
I margini che delimitano lo spazio della pittura, ancorché di piccolo formato, disegnano “l’hortus conclusus”, così come lo spazio sacro che è lo spazio chiuso della cerimonia.
Cancellare, spostare, ripetere, incessantemente ricominciare.
ERRARE sulle superfici e smarrirsi, per poi ritrovare il luogo della pittura, incontrando il suono esatto del segno, del colore, della luce, il cui destino è compreso nel pigmento che pervade di sé la superficie.
Il movimento del colore ininterrottamente si deposita lieve sulla superficie, stratificando e scoprendo le intermittenze del segno, in una trama di rimandi che ne costituisce il corpo.
La pittura come erranza, la mia; metafora di uno spazio interiore , condizione del conoscere, del dire uno spazio, un luogo nel quale far confluire le tracce che accompagnano l’interrotto movimento di colore e segni che percorrono la superficie e l’anima.
Di fronte alla nudità esibita dalla pittura l’osservatore dovrebbe, lui stesso, riscoprire una sua nudità, spogliandosi di ogni certezza acquisita, di ogni convinzione preconcetta, per ritrovare uno SGUARDO INNOCENTE.
L’attraversamento di un’opera presuppone la disponibilità a ripercorrere il viaggio di cui ogni opera è testimonianza.
Tra l’opera e l’osservatore è necessario l’instaurazione di una relazione di particolare intimità, che consenta una lettura prolungata disposta essa stessa al ricominciamento.
Da questo corpo nasce una forma del tempo che accoglie, nella simultanea complanarità, esperienze diverse e non coincidenti.
per un’assenza
(sui neri)
Fermate tutti gl’orologi, isolate il telefono, fate tacere il cane… chiudete i pianoforti… Lui è morto, allacciate i nastri di crespo al collo bianco dei piccioni, i vigili si mettano guanti di tela nera… Non servono più le stelle: spegnetele anche tutte, imballate la luna, smontate pure il sole, svuotatemi l’oceano e sradicate il bosco, perché ormai nulla può giovare”
Wystan HUGH AUDEN
“Ogni progetto è indipendente dal suo fallimento (o dalla sua affermazione)”
Aldo ROSSI